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La mia prima esperienza come stallante AmiConiglio

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24 Aprile 2019. “Abbiamo un’emergenza, due coniglietti a Napoli necessitano urgentemente di sistemazione momentanea”. Panico ed impotenza. È questo ciò che si prova quando un coniglio, dell’associazione o non, ha bisogno del nostro aiuto, ma noi, con i pochi mezzi, e le poche risorse che abbiamo, ci serviamo della collaborazione e dell’Amore di questa grande famiglia formata da volontari uniti da un unico scopo, salvare chi ha bisogno. Non potevo restare nuovamente immobile e impotente. Erano tutti disperati e preoccupati da Roma. Il tempo era poco e bisognava agire immediatamente, dovevo trovare uno spazio anche dove uno spazio non c’era. Giornata sbagliata quella in cui era successo, i dolori fisici mi sovrastavano da giorni, ma non abbastanza per impedirmi di agire. E così mi sono inventata uno spazio dove spazio non c’era e un tempo dove tempo non c’era. Dopo lavoro ho fatto una piccola tappa per procurarmi del cibo per loro e con un piccolo aiuto esterno ho allestito e risistemato quella che sarebbe diventata la loro casa per un po’. Stremata e affamata ho poi aspettato che arrivassero. Erano proprio belli come me li immaginavo, Marx e Trudy. Più grandi di quanto mi aspettassi. E la loro ormai ex padrona mi aveva portato tutte le loro cianfrusaglie. Ne erano tantissime. Probabilmente non sarei mai riuscita a dargli così tanto, ma gli avrei dato tanto amore se me ne avessero dato modo, in cuor mio pensavo questo. Marx era arrabbiatissimo. Sembrava una furia negli scatti. Batteva le zampe e non si lasciava avvicinare in alcun modo. Neppure quando ero io ad aspettarlo, completamente stesa per terra e ricoperta di pellett, il loro cibo preferito. Trudy invece era una curiosona, si avvicinava con movenze più delicate, poi si allontanava e si riavvicinava. La sveglia, già all’alba, ormai si era anticipata di un’ora per poter provvedere a loro. Il pensiero che mi accompagnava durante tutta la giornata lavorativa era quello di potermi chiudere in stanza con loro e ricoprirli di coccole. E nei primi tempi era così. Andavo a lavoro con quella sensazione come quando sei bambino e finiscono le feste di Natale e ritorni a scuola. I primi giorni torni a casa con una velocità ed una voglia mai viste, c’è il gioco della befana che ti aspetta. No, loro non erano un gioco. Non erano un momento. E non c’entrano i bambini. Erano molto di più. Erano l’emozione di sapere che c’è qualcuno a casa che ti aspetta, qualcuno che più degli altri in questo momento particolare ha bisogno di te. Ed era proprio il momento particolare che io percepivo.

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In quell’atteggiamento scontroso di Marx nello sbattere le zampe con Veemenza, leggevo la sofferenza di chi non avrebbe mai voluto separarsi dal proprio padrone. Qualche giorno dopo, ha smesso. Si è avvicinato. Mi ha studiata. Ed ha capito. Non gli avrei fatto del male. Lo stavo accogliendo, gli stavo chiedendo di accogliermi nel suo cuore. Per chi non lo conoscesse Marx era scontroso e una furia. Marx era il mio prediletto. Esagitato e dominante, quando si calmava aspettava che lo accarezzassi e restava impassibile per ore, senza mai stancarsi. Trudy nei primi tempi rimaneva a farsi coccolare per un tempo non definibile. Poi, nonostante fosse mansueta e capace di farsi fare di tutto sia da Marx che da qualunque altra persona, si è fatta conoscere per il suo carattere “coccole?! No grazie, vado da Marx!”. Pesavo la quantità di cibo giusto, catturavo ogni momento passato insieme e li studiavo per capire se stessero bene, sia per la salute, sia se la loro sistemazione fosse troppo calda o troppo fredda o addirittura poco sicura. Una mattina poi, Trudy non è stata bene. Il terrore, la corsa, la fermezza nel non abbattersi. E poi la rassicurazione e la determinazione nel curarla. Ma ancora i dubbi sulla sua salute, e il voler intervenire con ulteriori indagini, solo perché sentivo fosse necessario. Ma Marx e Trudy erano solo di passaggio ed io non ho mai amato gli addii. L’addio di chi mi ha insegnato che ci si può amare anche se si è molto differenti, accettandosi. L’addio di chi mi ha insegnato che un coniglio non parla, ma manifesta il dolore per la separazione da chi li ha accolti per molto tempo in modo differente, magari diventando un po’ scontroso come Marx, o ammalandosi come Trudy. L’addio di chi mi ha permesso di comprendere silenzi e comportamenti differenti ed apprezzarli ogni giorno di più. L’addio di chi mi ha insegnato che sentirsi amati è fantastico, ma amare lo è molto di più. Sabato 1 Giugno. Ormai è tutto pronto. Anche loro. Andiamo a Roma, da chi li ospiterà per un po’ più di tempo. Sperando che non sia interminabile. Hanno bisogno di una famiglia che li ami. Mi fermo un attimo. Ma non sento di essermi fermata io. Sembra che sia il mondo attorno a me ad essersi fermato per qualche istante. Un istante che poi diventa improvvisamente interminabile. La sconfitta. La sconfitta per non aver avuto gli spazi, il tempo e le situazioni necessarie per tenerli con me, o almeno tenerli un po’ più a lungo.

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Separarmi da loro sapendo che non hanno trovato una casa, ma l’ennesima situazione momentanea. E tu Marx, proprio tu che di case ne hai cambiate almeno quattro ormai. Tra poco saranno cinque. Cosa hai fatto per meritarlo? Non meriti forse l’amore che meriterebbe qualunque altro coniglio? Ed è con le lacrime agli occhi, il cuore in gola e lo stomaco sottosopra che scrivo. Scrive chi una sconfitta l’ha subita perché non ha potuto tenere con sé quei due piccoli solo in cerca d’amore. Scrive chi non riesce ad accettare l’idea che un povero animale debba vivere la propria esistenza aspettando che qualcuno resti con lui fino alla fine dei suoi giorni. Scrive chi si augura che possano trovare tutto l’amore che meritano di avere. Ho sempre desiderato stallare. Ho sempre pensato che fosse utile e che mi avrebbe fatto piacere accogliere una nuova vita in casa, anche se non definitivamente. Non immaginavo però che fosse così devastante la separazione. Scrivo e scrivo per tutti coloro che hanno dovuto separarsi dai propri stalli. Scrivo per chi ha deciso di adottare il proprio stallo. Per chi invece lo ha perso per la malattia. Per chi gli ha dato la possibilità di trovare una famiglia. Oggi mi sento sconfitta perché non ho avuto la possibilità di dire che hanno trovato una famiglia, ma so di aver comunque vinto perché ho vissuto la mia prima intensa e fantastica esperienza, come stallante. Ho vinto perché li ho conosciuti. Ho vinto perché oggi so quanto fantastici siete voi che stallate ogni giorno.

I conigli che vedete in foto aspettano di essere adottati. Se siete interessati contattateci.

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LO STALLO: COME APRIRE LE PORTE DEL TUO CUORE…A PICCOLI/GRANDI PASSI

Troppe anime da salvare, e sempre troppe poche le case disponibili per ospitare quelle vite indifese che hanno bisogno proprio di te.

Schiacciato, devastato, distrutto,impotente. Vorresti poter fare di più, perchè quel che fai non è mai abbastanza. Non riesce a salvarli tutti, mai, anche quando provi con tutte le tue forze.

Questo è più o meno quello che prova un volontario (ma non è necessario essere tali per ritrovarsi in questa situazione) ogni giorno della sua vita.

Picci
Picci in attesa di adozione

Far parte di un’Associazione e dedicare la propria esistenza all’amore per gli animali non è semplice, anzi è proprio l’opposto.

E questo non perché a fare da sfondo ad ogni pensiero,azione o scelta ci sia l’altruismo ed il bene verso il prossimo , ma perché nulla sarà mai abbastanza. Le tue sole forze- anche se unite a quelle degli altri- non riusciranno mai a mettere in salvo tutte quelle povere vite indifese, abbandonate e maltrattate, che non aspettano altro che ricevere le cure e l’amore che da sempre avrebbero dovuto meritare. Unica colpa di questi poveri animali : quella di essere stati messi al mondo e di aver incontrato lungo il proprio percorso di vita la mano devastatrice dell’uomo, o la sua superficialità e negligenza. Gli animali, costretti a pagare con la propria vita gli sbagli dell’uomo. E a te, che hai scelto la strada del volontariato, a te che fai o non fai parte di un’Associazione, ti è stato donato un grande cuore ed un animo profondo, cosicché tu possa donare tutto quell’amore di cui queste vite necessitano, cosicché tu possa cancellare tutto il male che nel tempo hanno dovuto subire, e provare a correggere gli errori di quegli uomini che prima di agire non hanno pensato.

Ma la sofferenza più grande che possa provare chi ama gli animali e dedica la propria vita a loro è l’impotenza. Quella sensazione che si fa sentire dalla parte più bassa dello stomaco, fino a salire e dare quasi la nausea. La sensazione di voler fare. E forse sapere anche cosa, ma non avere i  mezzi per poter intervenire.

Jacqueline
Jacqueline in attesa di adozione

L’Associazione AmiCOniglio onlus si occupa del recupero e del mantenimento principalmente di conigli maltrattati o abbandonati. Si occupa di quei conigli che improvvisamente hanno messo su un pelo che provoca allergia solo ed esclusivamente ai propri padroni e soprattutto nei periodi estivi o quando crescendo conservano ben poco “di nano”; si occupa di quei conigli che devono lasciare spazio al nuovo arrivato in famiglia, che sia un cane o un bambino piccolo; si occupa di quei conigli che “poverini stanno tutto il tempo chiusi in gabbia, e fanno una pena, meglio che se ne occupi qualcun altro”; si occupa di quei conigli per i quali non c’è più tempo a disposizione da dedicargli, o improvvisamente non ci sono più soldi (ammesso che ce ne siano mai stati, dato che prima di accogliere una nuova vita in casa bisognerebbe fare tutte le considerazioni e valutazioni possibili). Ed ovviamente interviene anche in casi in cui vi sono reali problematiche che possano portare una persona a dover cedere, a malincuore, il proprio coniglio.

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Bonnie e Clyde in attesa di adozione

Ma non solo. AmiCOniglio interviene in situazioni ancora più tragiche, come quando a qualcuno sfugge la situazione di mano, e si ritrova – probabilmente per poca informazione o mancanza di risorse economiche- sommerso da cucciolate , a tal punto da “perdersene” qualcheduno. Ed è in questi casi che ci si sente impotenti. Il desiderio di voler intervenire. Non solo perché qualcuno ha richiesto disperatamente l’aiuto dell’Associazione ammettendo i propri limiti, ammettendo le proprie colpe, situazione più unica che rara. Voler aiutare chi comprende la situazione. Ma soprattutto voler intervenire per salvare quelle povere anime innocenti. Denutrite, destinate a chissà quale vita se non seguite. Ed è qui che la sensazione di impotenza prende il sopravvento. Non solo per le risorse economiche, ma per le sistemazioni. Tutti quei poveri conigli che vanno recuperati, dove possono essere sistemati?! E se non si interviene, che fine faranno?!

Ed è proprio in questi momenti che serve AIUTO.

Non è necessario adottare per poter aiutare l’Associazione. Non è necessario adottare per avere la possibilità di salvare quelle povere vite.

zooplus.it

Esiste un’altra forma di aiuto che per l’Associazione è fondamentale: lo stallo. Lo stallo è una forma di accoglienza temporanea di un animale (in questo caso principalmente di conigli e porcellini d’india) presso la propria struttura, in attesa che questo possa trovare adozione. Tutte le spese relative alla cura degli animali ospitati sono a carico dell’Associazione e chi stalla dovrà occuparsi solamente della gestione del cucciolotto in questione. Non è necessario che abbia tutta la casa a disposizione, anche una stanza con tutto il necessario andrà bene. Requisito fondamentale è essere a conoscenza di tutto ciò che serve per il benessere di questa specie animale.

Lo stallo è una forma importantissima di volontariato e di altruismo. Permette infatti l’Associazione di salvare in qualche modo quelle anime indifese che hanno bisogno di aiuto, e nel frattempo di cercargli una famiglia adeguata, senza che facciano una brutta fine. Ed anche se sembra essere un piccolissimo aiuto, è in realtà ciò che di più importante possa esserci, è l’aiuto più prezioso che possa servire all’Associazione.

Recentemente l’Associazione AmiCOniglio, tramite segnalazione, è dovuta intervenire in una situazione veramente delicata: un garage privato sul litorale romano popolato interamente da conigli non sterilizzati, probabilmente più di trenta. Uno spazio piccolissimo per la quantità di animali che lo occupano, che potrebbe anche essere causa di possibili contagi di malattie, e se non si interviene immediatamente la situazione potrebbe divenire ancora più tragica per la capacità riproduttiva di questa specie animale. Inoltre il rischio di morte è davvero molto elevato giacché sono anche alla portata di predatori.

Questa è una di quelle situazioni, purtroppo non poco frequenti, nelle quali i volontari vengono schiacciati da un indescrivibile senso di impotenza. Un’impotenza che non abbatte, neanche quando sembrerebbe doverlo fare.

Uno dei motti principali dell’Associazione è l’Unione. Non importa di quale Associazione si faccia o non si faccia parte, per AmiCOniglio l’Unione fa la forza, ed uniti per il bene comune (il benessere animale) si possono ottenere solamente grandi risultati.

Ed è in questa circostanza che la parola d’ordine dovrà essere UNIONE.

Anche tu che stai leggendo in questo momento puoi aiutare l’Associazione. Condividendo questo articolo, o trovando un piccolo spazio nel tuo cuore e nella tua casa per accogliere una nuova vita.