L’empatia è definibile come la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di assumere il suo punto di vista per comprendere cosa egli provi in uno specifico momento e, quindi, cercare di capire anche quali siano le motivazioni di alcune sue scelte.
Fin qui diciamo che il discorso fila, anzi non fa una piega e sembra anche un concetto molto semplice da mettere in pratica. Iniziano, però, a crearsi delle piccole increspature, che con il tempo diventano poi delle onde insormontabili, nel momento in cui si deve affrontare uno dei momenti più difficili della giornata di un volontario: l’apertura quotidiana della mail e la lettura delle sempre più numerose proposte di cessione, che quotidianamente arrivano.
E qui la situazione inizia davvero ad oscillare, facendoci sobbalzare tra stati di rabbia omicida e di puro sgomento, fino a vere e proprie manifestazioni isteriche, dettate dall’assurdità dei messaggi, che siamo costretti a leggere, e dal senso di frustrazione e di impotenza, che sempre più spesso ci pervade: “Cedo il mio coniglio perché cambio casa e nella nuova non c’è spazio anche per lui!”. Scusa? Ma di che spazio stiamo parlando? Un coniglio deve stare libero in casa, quindi calpesta il tuo stesso pavimento e come hai spazio per te, lo devi necessariamente avere anche per lui, è una questione di fisica e non un gioco di magia o di incastri.
“Devo lasciare il mio coniglio perché lavoro e non me ne posso occupare!” Credo che tutti lavoriamo – pensa che noi facciamo anche volontariato! -, ma troviamo tempo anche per altro, se no saremmo una società di automi alienati no? E poi lavori da oggi forse? No spesso da tempo, solo che improvvisamente non si ha più tempo…
Ma andiamo avanti ancora: “Vi chiedo di prendervi il mio coniglio perché sono diventata allergica!” e questa è la scusa più gettonata, ci tengo molto a dirlo per tutti coloro che non sono addetti ai lavori, ebbene sappiate che le allergie ai conigli, ai cani, ai gatti, ma anche alle tartarughe o ai pesci rossi sono all’ordine del giorno! A chi lo dici che sei allergica, pensa che io stessa sono allergica anche al fieno e come me diversi altri volontari lo sono, ma riusciamo a sopravvivere malgrado tutto e poi te ne accorgi dopo magari quattro o cinque anni, che vivi con lui?
Diciamo che potrei andare avanti per pagine e pagine, ma credo che un’idea della situazione ce la siamo fatta tutti quanti no?
E da qui poi la rabbia sale quando, nella seconda parte della mail, si passa alla descrizione del proprio animale – ossia lo stesso che si sta in qualche modo abbandonando – e se ne fauna descrizione intrisa di elementi di pietismo, frammisti a lodi ed esaltazione della bellezza e della bontà del soggetto, quasi fosse uno spot pubblicitario creato appunto per indurre il consumatore (che sarebbe sempre lo sventurato volontario) all’acquisto della merce (che poi altri non è che l’altrettanto sfigato coniglio).
E’, ormai, una guerra quotidiana: volontariato contro il resto del mondo incosciente, che non ha ancora imparato che un animale è un essere senziente e come tale va trattato e rispettato. E, per quanti conigli riusciamo a sistemare, ebbene altrettanti, ma direi molti di più, ce ne segnalano.
Ora vorrei solo invitare ad una riflessione tutti quelli che si siedono davanti alla tastiera e con infinita leggerezza ci scrivono che vogliono dar via quel piccolo amico a quattro zampe, che, ignaro di tutto, magari nel frattempo sta giocando vicino alle loro gambe e li sta guardando, incuriosito e in attesa di coccole. La mia domanda è: ma presa una decisione del genere, poi come fate a dormire tranquilli la notte? Avete una minima idea del trauma, al quale state sottoponendo il vostro coniglio, nel momento in cui lo sfrattate dalla sua casa per affidarlo a degli estranei? Vi siete mai fermati a riflettere, almeno per un secondo, rispetto a quanta sofferenza prova un animale, quando improvvisamente viene sradicato da dove sta e deve ricominciare necessariamente tutto dal principio in un nuovo ambiente? Nuovi odori, nuovi rumori, nuovi compagni di viaggio, nuovo tutto e per una preda tutto ciò è fonte di stress inesauribile.
Noi ce lo chiediamo ogni giorno, ci poniamo mille domande, soprattutto quando ci troviamo di fronte a quei trasportini, affidatici con tanta leggerezza, all’interno dei quali scorgiamo due occhi terrorizzati, che non sanno ancora che cosa sta succedendo.
Quindi noi lo sappiamo bene cosa succede e ce lo continuiamo a ricordare ogni giorno quando, chiusa finalmente quella maledetta mail, passiamo poi a dar da mangiare o a dispensare coccole a quegli stessi animali, che solo poco prima una casa loro l’avevano e che, invece, ora sono dei clochard.
Clochard in casa nostra o anche nei nostri negozi (eh si ci sono anche volontari che mettono disposizione il proprio posto di lavoro pur di accogliere un animale ceduto), quindi amati e curati, ma comunque senza più la loro vecchia famiglia e i loro punti di riferimento.
E così, ogni volta, ricominciamo a scrivere in qualche modo la storia di ognuno di loro: nuova adozione, inserimento, spostamenti vari…insomma un processo lungo ed articolato, che richiede tempo ed energia costante (tralascio la parte delle risorse economiche, per non aprire un altro baratro, da cui poi sarebbe difficile risalire, anche perché, il più delle volte, gli animali ceduti non sono né sterilizzati, né vaccinati!).
Eppure, malgrado questo bollettino di guerra, il volontario non molla, continua ad illudersi che un mondo migliore sia possibile e, quindi, rimane fermo là tra computer, recuperi e giri vari per far sì che queste piccole creature possano trovare un po’ di pace e di serenità.
Spesso, leggendo i messaggi della nostra chat whatsapp, penso che siamo come tante formichine impazzite ed organizzate al tempo stesso: corriamo, trasportiamo macigni anche essendo minuscoli, non ci fermiamo di giorno e di notte, ma alla fine qualche successo a casa lo portiamo.
In definitiva quindi dire che una vita non si compra (tra l’altro va anche detto che molti di questi animali ceduti vengono da allevamenti, quindi si è anche sostenuto un costo – e che costo! – per averli) è riduttivo, ma dire che non si abbandona è doveroso ed eticamente corretto.
Non me ne abbia a male chi per motivi davvero gravi è stato costretto a separarsi del proprio coniglio; queste poche righe non intendono in alcun modo essere un giudizio, ma, bensì, una semplice riflessione ad alta voce, che volevo condividere con tutti i volontari. E, poi, come si dice? Ognuno risponde alla propria coscienza e ognuno poi attenderà quel che è il proprio karma.
Alla fine di ogni giornata, comunque, in genere qualche coniglio lo abbiamo sistemato, ma il domani è sempre in agguato e la mail sta là, pronta con nuove segnalazioni. Sarebbe bello ogni tanto anche essere invasi da richieste di adozioni, tutte pronte là, con la stessa identica energia delle cessioni, anche adozioni a distanza non importa…Sogni, sogni, ma mentre andiamo a dormire e come ultima cosa facciamo una carezza ad uno dei tanti conigli recuperati e lo guardiamo negli occhi, ci diciamo: “Che male c’è? I sogni non costano nulla ed aiutano a vivere meglio! Dormi piccolino che ormai sei al sicuro….Buonanotte!”.
RICORDIAMO A TUTTI CHE I CONIGLIETTI QUI IN FOTO CERCANO CASA