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Adotta consapevolmente

“Soddisfatti o rimborsati”, sembrerebbe uno slogan pubblicitario, e invece è la convinzione più Profonda di chi decide di adottare. Ritornano troppo spesso indietro queste povere creature che hanno già un vissuto travagliato e per questo motivo cercano le amorevoli braccia di chi possa pazientemente accoglierli nelle proprie case, ma soprattutto nel proprio cuore. Tornano indietro come pacchi perché non rispettano le aspettative di chi ha scelto di adottare. Accogliere un animale nella propria vita non è un gioco. Prima di prendere questa decisione bisogna ponderare bene tutto ciò a cui si va incontro. I costi, l’impegno, la responsabilità, ed anche il tempo necessario da dedicargli. Un animale è per sempre. È un impegno per tutta la vita. Siamo noi che scegliamo liberamente, senza costrizione alcuna, ed anche coscientemente, di aprire le porte delle nostre case ad un nuovo membro, e non loro, che sono poi costretti a dipendere da qualunque scelta faremo. Un animale non è un peluche. Potrebbe ammalarsi, e le malattie comportano dei costi ed anche tempo. E nel migliore dei casi, invecchierà con noi.

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E proprio come per gli esseri umani, la vecchiaia comporta problemi fisici, alcuni innocui, altri più seri. Per questo l’adozione dovrebbe essere una scelta consapevole e ponderata. Non istintiva e per questo entusiasmante. E invece, tornano indietro. Come se possa essere un’opzione da “soddisfatti e rimborsati”. Improvvisamente sporcano troppo, danno troppi pensieri, hanno bisogno di troppo tempo, un membro della famiglia é allergico, c’è una partenza importante, un trasferimento, il nuovo appartamento è troppo piccolo, o il proprietario di casa non lo vuole. La verità è che non hanno superato il test. Non è abbastanza dolce come avrebbero voluto. E se ne hanno già uno, e ne adottano un altro per fare coppia, non è idoneo perché non è come il loro. O peggio, si ammala, e se si ammala allora è difettoso. Spesso le persone credono che ci possano essere maggiori garanzie acquistando un coniglio in un negozio. Ma non è assolutamente così. Nei negozi, per far gola, anche nelle grandi catene, vendono cuccioli non svezzati e per questo più predisposti a malattie mortali. Non c è alcun tipo di garanzia, neppure sulla genetica. Eppure ve li danno splendenti tanto da far credere che nulla mai possa accadergli. Ravvedetevi. Le associazioni ovviamente non vi garantiscono che il coniglio che state adottando sarà immune da qualunque malattia finché morte non vi separi, ma vi cede conigli bisognosi il cui quadro clinico è già noto e pertanto viene comunicato all’adottante, che deve essere totalmente consapevole a ciò a cui va incontro. Ciò non vuole assolutamente dire che se adottate un coniglio sano o senza apparenti problematiche allora questo non si ammalerà mai in tutta la sua vita.

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Le persone si ammalano improvvisamente e muoiono improvvisamente. E questo accade anche per gli animali. Si ammalano, vanno curati, le cure hanno dei costi. E se pensate di non poter garantire questo al nuovo membro della famiglia, allora non adottate, compratevi un peluche. Non esistono animali difettosi, esistono solo animali bisognosi. E tu, che hai adottato credendo che fosse semplice conquistare la sua fiducia, proprio tu che l’hai fatto con l’entusiasmo tipico del bambino che aspetta la notte di natale per il nuovo gioco di cui si stuferà dopo un paio di giorni. Tu, che alla prima difficoltà hai mollato la presa credendo che fosse difettoso, che fosse malato da tempo, che fosse infetto e potesse essere un pericolo, ma non ti vergogni? Come dormi la notte sapendo che hai dato speranze a chi aveva bisogno e proprio quando più aveva bisogno di te perché la malattia lo stava massacrando, te ne sei disfatto, l’hai portato indietro, magari sperando anche in un rimborso spese, giusto?! E ti sei voluto autoconvincere che lo hai fatto per il suo bene, per il tuo, per il vostro. Riesci a dormire sapendo che l’hai abbandonato? L’adozione è un atto nobile e come tale non dovrebbe avere grosse pretese. Adottate consapevolmente.

PS. i conigli che vedete in foto sono tutti in cerca di adozione…

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Tornato indietro…come un pacco

Quando amiamo tanto qualcuno, il momento in cui ci abbandona, sembra essere una condanna. Ci pare che tutto il mondo sia contro di noi, che nulla più abbia senso, o abbia perso il senso che aveva prima. E non importa quanto sole possa esserci attorno a te, l’oscurità é dentro di te, in un posto che neppure riesci a localizzare. E per quanto tu possa provare a scacciare quel senso di vuoto misto a malinconia, é sempre lì, dietro l’angolo, pronto per bussare alla porticina del tuo cuore e farsi più prepotente che mai. Esistono vari modi di comunicare, di relazionarsi con il prossimo. Quello del genere umano è generalmente più rumoroso, quello del cane e del gatto lo è mediamente, e poi c’è il modo di comunicare del Coniglio. É un modo fatto di silenzi, ma di tante parole non dette. É un modo che ha bisogno di tanta attenzione, e infinita pazienza. È un modo forse a volte di difficile comprensione, ma affascinante nel suo genere. E lo si comprende solamente restando in silenzio, alla sua stessa altezza, e aspettando. Aspettando Un tempo non quantificabile.

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Eppure, per quanto silenziosi, ciò che più riescono a comunicare é il senso di abbandono che provano nel lasciare il proprio padrone. Lo stesso senso che hai provato tu, quando hai dovuto dire addio ad un familiare o un amico, che la vita ha deciso di strapparti con una brutta malattia o improvvisamente. È il senso di abbandono che hai provato tu, quando è finita una relazione in cui hai investito tanto e devi rimetterti in discussione, provare a ricominciare. Il vuoto, l’oscurità, la solitudine. É questo ciò che provano. È questo ciò che non vorremmo mai provare, ciò che non dovremmo mai far provare a chi amiamo. E invece lo facciamo. Rechiamo un infinito dolore proprio a loro che ci hanno fatto compagnia nei momenti più bui della nostra vita. Loro, che dipendono dai nostri impegni, dal nostro stato fisico, dal nostro umore. Sono lì che ci aspettano, in un angolino. Alcuni più rumorosi di altri, alcuni più affettuosi di altri. Ma aspettano. Aspettano che ci accorgiamo di loro o che abbiamo il tempo necessario da dedicargli. E ripaghiamo il loro affetto in modo incommentabile. Quando siamo tanto stanchi, é colpa loro che ci danno troppo da fare. Quando a fine mese contiamo gli spiccioli, non è sicuramente a causa di quell’uscita in più, ma dei loro vaccini, gli stessi dei quali eravamo perfettamente al corrente quando li abbiamo accolti nella nostra casa. E così, ecco che ritornano indietro. Come dei pacchi. Perché loro non hanno emozioni. Non parlano, sono impassibili,e quindi è assolutamente giustificabile il nostro gesto, perché mica li abbandoniamo in mezzo ad una strada (l’abbandono é un reato), ma li stiamo riportando indietro, in Associazione, dove sicuramente avranno le cure mediche e le attenzioni di cui necessitano.

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Certamente avranno anche l’amore, l’amore che gli è stato tolto, ma il dolore, quello che gli state procurando, nessuno lo cancellerà mai. Ricordatevelo. Ed ecco che ritornano conigli completamente segnati dal dolore. Conigli socievoli, diventano improvvisamente schivi. Conigli molto attivi improvvisamente diventano pigri. Si trasformano. Mutano. Non si riconoscono quasi più. Alcuni si lasciano andare, per sempre. Altri, i più fortunati, continuano a vivere una vita di attesa. Forse per sempre, forse solo per poco. Attendono che qualcuno finalmente si accorga di loro. O che ritorni indietro. Ma non ritornano mai indietro le persone. Quando se ne disfano, proprio come se fossero dei pacchi, non ci ripensano mai. Hanno già deciso prima ancora di ricontattare l’Associazione dalla quale li hanno adottati. E così la loro breve esistenza viene segnata dal dolore, per alcuni una seconda volta perché hanno già subito un abbandono o vengono da situazioni assurde,per altri il dolore non li abbandonerà mai, li accompagnerà per tutta la vita.

“Mi chiamo Conny, anche se in verità la mia padroncina mi chiamava sempre ciccina bella, a volte anche cicci. Io sinceramente non la capisco questa storia dei nomignoli. Se mi dai un nome, chiamami così. Invece no.. Voi umani strafate, e così ci confondete le idee. Sono conny, cicci o ciccina?! A volta anche amore bello, amore mio e robe simili. E così all’inizio per me era un casino. Non capivo a quale nome dovessi girarmi. Mi giravo a tutti. Ma solo se si mangiava. Quando non si mangiava non mi giravo. Mica sono scema io.. Vabbè lo ammetto. All’inizio era così. Poi ho imparato ad osservare i suoi movimenti. Ed ho capito che il mio nome completo era connyCicciCiccinaAmoremioAmorebello e così mi giravo sempre, e le andavo pure incontro. Pure senza mangiare. Era una festa per me ogni giorno quando c’era lei. Ogni mattina l’aiutavo a svegliarsi. Sapevo che doveva lavorare e così puf alle 4 un bel salto sul letto. Lei non era mica tanto felice. Ma io avevo fame e lei doveva andare a lavoro. Invece mi rimproverava sempre che era troppo presto. Valli a capire questi umani, invece di ringraziare. Le davo il tempo necessario per prepararsi e per pensare anche a me. Invece si svegliava sbuffando. Ogni volta che tornava da lavoro era una festa. Le giravo attorno ai piedi. E lei sorrideva. Era felice così mi riempiva la ciotola di pellett.. Ma me lo guadagnavo eh! E poi doppia razione di coccole. Che bellezza. All’inizio era festa tutti i giorni. Stavamo sempre sempre insieme quando era a casa. Poi sono cresciuta. Non lo so cosa è successo. Ma ha smesso. Ha smesso di guardarmi. Ha smesso di darmi attenzioni. Ha smesso di sorridere. Se le giravo attorno mi spostava con il piede. Nemmeno più conny mi chiamava. Non mi chiamava. Io però aspettavo. Aveva avuto tanti momenti tristi. E pensavo fosse un momento triste. Allora saltavo sul letto per farle compagnia. Ma non voleva più. Così sono rimasta in un angolo. E ho aspettato. Poi un giorno mi ha messo in una scatola rigida scura. Quella che usavamo per andare da quell’ omino brutto che mi fa le siringhe.. Quello che lei chiama veterinario. Mi ha portato a casa di una persona. Ci sono tanti altri conigli in altri recinti qui. E se ne è andata. Io l’ho aspettata tanto. Tanto tempo. La aspetto ancora. Forse è andata a lavoro e questa giornata è interminabile. Deve lavorare tanto. Forse è tanto stanca. Ma non é più tornata. Io non so quanto tempo é passato però vedo gli altri coniglietti attorno a me che vanno e vengono. Alcuni se ne vanno per sempre. Non so dove. Io resto qua. Non mi faccio mica avvicinare dagli altri eh.. Mi manca troppo la mia padrona. Se poi torna e mi trova felice e contenta va a finire che dal lavoro non torna mica più. Aspetto. Ma sono tanto stanca di aspettare. Ogni giorno é uguale all’altro. Ogni giorno é vuoto. Ogni giorno é triste. Mi sento sola. Ho paura che non torna mica più la mia padrona. Ma cosa ho fatto? Se non torna ho fatto qualcosa. Ma cosa? Dove ho sbagliato?! Non lo faccio più. Non ti sveglio giuro. Non ti giro attorno se non ti va. Del pellett non mi frega. Però torna da me.. Non mi lasciare sola. Ti aspetto.. Tu però finisci di lavorare presto e vieni subito da me, perché mi sento tanto stanca e sola…”

AAA conigli cedesi, regalasi, svendesi….insomma fate come volete, ma per loro qui non c’è più posto

L’empatia è definibile come la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di assumere il suo punto di vista per comprendere cosa egli provi in uno specifico momento e, quindi, cercare di capire anche quali siano le motivazioni di alcune sue scelte.

Fin qui diciamo che il discorso fila, anzi non fa una piega e sembra anche un concetto molto semplice da mettere in pratica. Iniziano, però, a crearsi delle piccole increspature, che con il tempo diventano poi delle onde insormontabili, nel momento in cui si deve affrontare uno dei momenti più difficili della giornata di un volontario: l’apertura quotidiana della mail e la lettura delle sempre più numerose proposte di cessione, che quotidianamente arrivano.

E qui la situazione inizia davvero ad oscillare, facendoci sobbalzare tra stati di rabbia omicida e di puro sgomento, fino a vere e proprie manifestazioni isteriche, dettate dall’assurdità dei messaggi, che siamo costretti a leggere, e dal senso di frustrazione e di impotenza, che sempre più spesso ci pervade: “Cedo il mio coniglio perché cambio casa e nella nuova non c’è spazio anche per lui!”. Scusa? Ma di che spazio stiamo parlando? Un coniglio deve stare libero in casa, quindi calpesta il tuo stesso pavimento e come hai spazio per te, lo devi necessariamente avere anche per lui, è una questione di fisica e non un gioco di magia o di incastri.

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Devo lasciare il mio coniglio perché lavoro e non me ne posso occupare!” Credo che tutti lavoriamo – pensa che noi facciamo anche volontariato! -, ma troviamo tempo anche per altro, se no saremmo una società di automi alienati no? E poi lavori da oggi forse? No spesso da tempo, solo che improvvisamente non si ha più tempo…

Ma andiamo avanti ancora: “Vi chiedo di prendervi il mio coniglio perché sono diventata allergica!” e questa è la scusa più gettonata, ci tengo molto a dirlo per tutti coloro che non sono addetti ai lavori, ebbene sappiate che le allergie ai conigli, ai cani, ai gatti, ma anche alle tartarughe o ai pesci rossi sono all’ordine del giorno! A chi lo dici che sei allergica, pensa che io stessa sono allergica anche al fieno e come me diversi altri volontari lo sono, ma riusciamo a sopravvivere malgrado tutto e poi te ne accorgi dopo magari quattro o cinque anni, che vivi con lui?

Diciamo che potrei andare avanti per pagine e pagine, ma credo che un’idea della situazione ce la siamo fatta tutti quanti no?

E da qui poi la rabbia sale quando, nella seconda parte della mail, si passa alla descrizione del proprio animale – ossia lo stesso che si sta in qualche modo abbandonando – e se ne fauna descrizione intrisa di elementi di pietismo, frammisti a lodi ed esaltazione della bellezza e della bontà del soggetto, quasi fosse uno spot pubblicitario creato appunto per indurre il consumatore (che sarebbe sempre lo sventurato volontario) all’acquisto della merce (che poi altri non è che l’altrettanto sfigato coniglio).

E’, ormai, una guerra quotidiana: volontariato contro il resto del mondo incosciente, che non ha ancora imparato che un animale è un essere senziente e come tale va trattato e rispettato. E, per quanti conigli riusciamo a sistemare, ebbene altrettanti, ma direi molti di più, ce ne segnalano.

Ora vorrei solo invitare ad una riflessione tutti quelli che si siedono davanti alla tastiera e con infinita leggerezza ci scrivono che vogliono dar via quel piccolo amico a quattro zampe, che, ignaro di tutto, magari nel frattempo sta giocando vicino alle loro gambe e li sta guardando, incuriosito e in attesa di coccole. La mia domanda è: ma presa una decisione del genere, poi come fate a dormire tranquilli la notte? Avete una minima idea del trauma, al quale state sottoponendo il vostro coniglio, nel momento in cui lo sfrattate dalla sua casa per affidarlo a degli estranei? Vi siete mai fermati a riflettere, almeno per un secondo, rispetto a quanta sofferenza prova un animale, quando improvvisamente viene sradicato da dove sta e deve ricominciare necessariamente tutto dal principio in un nuovo ambiente? Nuovi odori, nuovi rumori, nuovi compagni di viaggio, nuovo tutto e per una preda tutto ciò è fonte di stress inesauribile.

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Noi ce lo chiediamo ogni giorno, ci poniamo mille domande, soprattutto quando ci troviamo di fronte a quei trasportini, affidatici con tanta leggerezza, all’interno dei quali scorgiamo due occhi terrorizzati, che non sanno ancora che cosa sta succedendo.

Quindi noi lo sappiamo bene cosa succede e ce lo continuiamo a ricordare ogni giorno quando, chiusa finalmente quella maledetta mail, passiamo poi a dar da mangiare o a dispensare coccole a quegli stessi animali, che solo poco prima una casa loro l’avevano e che, invece, ora sono dei clochard.

Clochard in casa nostra o anche nei nostri negozi (eh si ci sono anche volontari che mettono disposizione il proprio posto di lavoro pur di accogliere un animale ceduto), quindi amati e curati, ma comunque senza più la loro vecchia famiglia e i loro punti di riferimento.

E così, ogni volta, ricominciamo a scrivere in qualche modo la storia di ognuno di loro: nuova adozione, inserimento, spostamenti vari…insomma un processo lungo ed articolato, che richiede tempo ed energia costante (tralascio la parte delle risorse economiche, per non aprire un altro baratro, da cui poi sarebbe difficile risalire, anche perché, il più delle volte, gli animali ceduti non sono né sterilizzati, né vaccinati!).

Eppure, malgrado questo bollettino di guerra, il volontario non molla, continua ad illudersi che un mondo migliore sia possibile e, quindi, rimane fermo là tra computer, recuperi e giri vari per far sì che queste piccole creature possano trovare un po’ di pace e di serenità.

Spesso, leggendo i messaggi della nostra chat whatsapp, penso che siamo come tante formichine impazzite ed organizzate al tempo stesso: corriamo, trasportiamo macigni anche essendo minuscoli, non ci fermiamo di giorno e di notte, ma alla fine qualche successo a casa lo portiamo.

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In definitiva quindi dire che una vita non si compra (tra l’altro va anche detto che molti di questi animali ceduti vengono da allevamenti, quindi si è anche sostenuto un costo – e che costo! – per averli) è riduttivo, ma dire che non si abbandona è doveroso ed eticamente corretto.

Non me ne abbia a male chi per motivi davvero gravi è stato costretto a separarsi del proprio coniglio; queste poche righe non intendono in alcun modo essere un giudizio, ma, bensì, una semplice riflessione ad alta voce, che volevo condividere con tutti i volontari. E, poi, come si dice? Ognuno risponde alla propria coscienza e ognuno poi attenderà quel che è il proprio karma.

Alla fine di ogni giornata, comunque, in genere qualche coniglio lo abbiamo sistemato, ma il domani è sempre in agguato e la mail sta là, pronta con nuove segnalazioni. Sarebbe bello ogni tanto anche essere invasi da richieste di adozioni, tutte pronte là, con la stessa identica energia delle cessioni, anche adozioni a distanza non importa…Sogni, sogni, ma mentre andiamo a dormire e come ultima cosa facciamo una carezza ad uno dei tanti conigli recuperati e lo guardiamo negli occhi, ci diciamo: “Che male c’è? I sogni non costano nulla ed aiutano a vivere meglio! Dormi piccolino che ormai sei al sicuro….Buonanotte!”.

RICORDIAMO A TUTTI CHE I CONIGLIETTI QUI IN FOTO CERCANO CASA

La mia prima esperienza come stallante AmiConiglio

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24 Aprile 2019. “Abbiamo un’emergenza, due coniglietti a Napoli necessitano urgentemente di sistemazione momentanea”. Panico ed impotenza. È questo ciò che si prova quando un coniglio, dell’associazione o non, ha bisogno del nostro aiuto, ma noi, con i pochi mezzi, e le poche risorse che abbiamo, ci serviamo della collaborazione e dell’Amore di questa grande famiglia formata da volontari uniti da un unico scopo, salvare chi ha bisogno. Non potevo restare nuovamente immobile e impotente. Erano tutti disperati e preoccupati da Roma. Il tempo era poco e bisognava agire immediatamente, dovevo trovare uno spazio anche dove uno spazio non c’era. Giornata sbagliata quella in cui era successo, i dolori fisici mi sovrastavano da giorni, ma non abbastanza per impedirmi di agire. E così mi sono inventata uno spazio dove spazio non c’era e un tempo dove tempo non c’era. Dopo lavoro ho fatto una piccola tappa per procurarmi del cibo per loro e con un piccolo aiuto esterno ho allestito e risistemato quella che sarebbe diventata la loro casa per un po’. Stremata e affamata ho poi aspettato che arrivassero. Erano proprio belli come me li immaginavo, Marx e Trudy. Più grandi di quanto mi aspettassi. E la loro ormai ex padrona mi aveva portato tutte le loro cianfrusaglie. Ne erano tantissime. Probabilmente non sarei mai riuscita a dargli così tanto, ma gli avrei dato tanto amore se me ne avessero dato modo, in cuor mio pensavo questo. Marx era arrabbiatissimo. Sembrava una furia negli scatti. Batteva le zampe e non si lasciava avvicinare in alcun modo. Neppure quando ero io ad aspettarlo, completamente stesa per terra e ricoperta di pellett, il loro cibo preferito. Trudy invece era una curiosona, si avvicinava con movenze più delicate, poi si allontanava e si riavvicinava. La sveglia, già all’alba, ormai si era anticipata di un’ora per poter provvedere a loro. Il pensiero che mi accompagnava durante tutta la giornata lavorativa era quello di potermi chiudere in stanza con loro e ricoprirli di coccole. E nei primi tempi era così. Andavo a lavoro con quella sensazione come quando sei bambino e finiscono le feste di Natale e ritorni a scuola. I primi giorni torni a casa con una velocità ed una voglia mai viste, c’è il gioco della befana che ti aspetta. No, loro non erano un gioco. Non erano un momento. E non c’entrano i bambini. Erano molto di più. Erano l’emozione di sapere che c’è qualcuno a casa che ti aspetta, qualcuno che più degli altri in questo momento particolare ha bisogno di te. Ed era proprio il momento particolare che io percepivo.

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In quell’atteggiamento scontroso di Marx nello sbattere le zampe con Veemenza, leggevo la sofferenza di chi non avrebbe mai voluto separarsi dal proprio padrone. Qualche giorno dopo, ha smesso. Si è avvicinato. Mi ha studiata. Ed ha capito. Non gli avrei fatto del male. Lo stavo accogliendo, gli stavo chiedendo di accogliermi nel suo cuore. Per chi non lo conoscesse Marx era scontroso e una furia. Marx era il mio prediletto. Esagitato e dominante, quando si calmava aspettava che lo accarezzassi e restava impassibile per ore, senza mai stancarsi. Trudy nei primi tempi rimaneva a farsi coccolare per un tempo non definibile. Poi, nonostante fosse mansueta e capace di farsi fare di tutto sia da Marx che da qualunque altra persona, si è fatta conoscere per il suo carattere “coccole?! No grazie, vado da Marx!”. Pesavo la quantità di cibo giusto, catturavo ogni momento passato insieme e li studiavo per capire se stessero bene, sia per la salute, sia se la loro sistemazione fosse troppo calda o troppo fredda o addirittura poco sicura. Una mattina poi, Trudy non è stata bene. Il terrore, la corsa, la fermezza nel non abbattersi. E poi la rassicurazione e la determinazione nel curarla. Ma ancora i dubbi sulla sua salute, e il voler intervenire con ulteriori indagini, solo perché sentivo fosse necessario. Ma Marx e Trudy erano solo di passaggio ed io non ho mai amato gli addii. L’addio di chi mi ha insegnato che ci si può amare anche se si è molto differenti, accettandosi. L’addio di chi mi ha insegnato che un coniglio non parla, ma manifesta il dolore per la separazione da chi li ha accolti per molto tempo in modo differente, magari diventando un po’ scontroso come Marx, o ammalandosi come Trudy. L’addio di chi mi ha permesso di comprendere silenzi e comportamenti differenti ed apprezzarli ogni giorno di più. L’addio di chi mi ha insegnato che sentirsi amati è fantastico, ma amare lo è molto di più. Sabato 1 Giugno. Ormai è tutto pronto. Anche loro. Andiamo a Roma, da chi li ospiterà per un po’ più di tempo. Sperando che non sia interminabile. Hanno bisogno di una famiglia che li ami. Mi fermo un attimo. Ma non sento di essermi fermata io. Sembra che sia il mondo attorno a me ad essersi fermato per qualche istante. Un istante che poi diventa improvvisamente interminabile. La sconfitta. La sconfitta per non aver avuto gli spazi, il tempo e le situazioni necessarie per tenerli con me, o almeno tenerli un po’ più a lungo.

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Separarmi da loro sapendo che non hanno trovato una casa, ma l’ennesima situazione momentanea. E tu Marx, proprio tu che di case ne hai cambiate almeno quattro ormai. Tra poco saranno cinque. Cosa hai fatto per meritarlo? Non meriti forse l’amore che meriterebbe qualunque altro coniglio? Ed è con le lacrime agli occhi, il cuore in gola e lo stomaco sottosopra che scrivo. Scrive chi una sconfitta l’ha subita perché non ha potuto tenere con sé quei due piccoli solo in cerca d’amore. Scrive chi non riesce ad accettare l’idea che un povero animale debba vivere la propria esistenza aspettando che qualcuno resti con lui fino alla fine dei suoi giorni. Scrive chi si augura che possano trovare tutto l’amore che meritano di avere. Ho sempre desiderato stallare. Ho sempre pensato che fosse utile e che mi avrebbe fatto piacere accogliere una nuova vita in casa, anche se non definitivamente. Non immaginavo però che fosse così devastante la separazione. Scrivo e scrivo per tutti coloro che hanno dovuto separarsi dai propri stalli. Scrivo per chi ha deciso di adottare il proprio stallo. Per chi invece lo ha perso per la malattia. Per chi gli ha dato la possibilità di trovare una famiglia. Oggi mi sento sconfitta perché non ho avuto la possibilità di dire che hanno trovato una famiglia, ma so di aver comunque vinto perché ho vissuto la mia prima intensa e fantastica esperienza, come stallante. Ho vinto perché li ho conosciuti. Ho vinto perché oggi so quanto fantastici siete voi che stallate ogni giorno.

I conigli che vedete in foto aspettano di essere adottati. Se siete interessati contattateci.

E, come sempre si fa a fine anno, anche noi vogliamo fare il punto della situazione…e partire dalla fine, ossia dai ringraziamenti

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Già non c’è anno che finisca senza fare un pò il punto della situazione, per cui anche noi, oggi, vogliamo farlo con tutti voi ed iniziare dalla parola giusta per stilare un buon inventario: GRAZIE!

Si, proprio così, GRAZIE perché questa è la parola più appropriata, importante e fondamentale quando si fanno le cose insieme, in un’associazione, all’interno della quale si dà tanto e si riceve altrettanto…Si danno tempo, fatica, impegno, dedizione e si riceve in cambio solo e soltanto amore, un bene raro e prezioso, che nessun ricco può comprare, nessun potere può corrompere e niente può intaccare.

Ecco, in questo nostro piccolo mondo, invece, è proprio l’amore che fa la differenza ed è qui che sta il miracolo. In primis l’amore per i nostri piccoli amici a 4 zampe, ma anche l’amore ed il rispetto tra tutti i volontari e questo non è poco, come ben sa chi si muove in questa realtà del Terzo Settore dove spesso – ahimè – sono proprio altre le motivazioni che spingono ad agire!

Per tutti noi questo è stato un anno intenso e di forte crescita. Abbiamo organizzato numerosi eventi (mercatini, cene, stand estivo sotto al Tevere, il festeggiamento del nostro decennale), abbiamo incontrato persone nuove e stretto amicizie importanti (come quella con Giulia Baliva di Un tesoro di cane o quella con Paolo Cusintino di Un lavoro da cani o, ancora quella con Camilla Borsotti di Gatti, non parole e, non ultima quella con Enza Tammariello di Be positive factory), abbiamo consolidato vecchie amicizie, come quella con Giulia Mazza di Quintomondo o quella con Jimmy di L’isolachenonc’è, incontrato i levrieri e le loro storie con Barbara Batti e molto altro ancora….

Abbiamo conosciuto e collaborato con tantissimi veterinari, che ci hanno sostenuto e non ci hanno mai lasciati soli, anche nei momenti più bui.

Abbiamo salvato tantissimi pelosetti, non ultimi i trenta ed oltre conigli salvati da una situazione disastrosa ad Ostia.

Abbiamo dovuto lasciar andare anche tantissimi dei nostri piccoli amici a 4 zampe, anche quando non volevamo farlo, anche quando avremmo dato un pezzo della nostra vita pur di averli ancora con noi per un pò….Abbiamo pianto insieme, ci siamo abbracciati e consolati laddove il dolore voleva per forza avere la meglio e, alla fine, siamo qui.

Ma abbiamo anche riso insieme, abbiamo condiviso pranzi e cene progettando, sognando, pianificando e trovando sempre una soluzione alle mille problematiche, che di volta in volta abbiamo dovuto affrontare.

Siamo intervenuti, in veste ufficiale di Guardie Zoofile, laddove c’erano cani, gatti, conigli ed altri animali in difficoltà!

Insomma sono stati 365 giorni vissuti a pieno, uno dopo l’altro con grandissimo entusiasmo e, soprattutto, con quella passione, che scalda il cuore e ci fa sperare ancora in un mondo migliore.

L’ultimo evento è stata la nostra cena di Natale ed è soprattutto nel corso di quella serata, che ho sentito esplodere in pieno la forza di questo gruppo. Non si tratta di auto lodarsi o di mera vanità, ma si tratta, piuttosto, di riconoscere il bene quando viene fatto e qui viene fatto, almeno per quanto ognuno di noi riesce, ogni giorno.

Così è per me importante in questo momento, davvero, che venga detto un GRAZIE SPECIALE ad ognuno per quello che riesce a donarci ogni giorno.

Un grazie ad Amedeo, presidente di amiCOniglio, che sa esserci sempre con la sua discrezione e la sua delicatezza, e che non si tira mai indietro, anche quando si tratta di rischiare in prima persona.

Un grazie a Rita, che porta sempre una ventata di buonumore, anche quando brontola e sembra intrattabile, perché alla fine risolve sempre ogni situazione (soprattutto se si tratta di trovare un locale dove mangiare bene, ha un fiuto infallibile).

Un grazie a Marina, che non smette mai di sorridere. Anche in questi ultimi giorni, quando il dolore le ha attraversato l’anima, non si è arresa, ha continuato a fare mille cose e a darci tanta energia, fino a cucinare per 100 persone con tutto l’amore che sa metterci e lo abbiamo provato sulle nostre…papille gustative sabato scorso.

Un grazie a Stefano, che oltre a fare dolci buonissimi, a dare sempre una mano in tutto ciò che c’è da fare supporta e sopporta Marina – impresa non da poco – e senza di lui saremmo persi.

Un grazie a Vincenzo, che sa sempre metterci una parola giusta quando serve, che è pronto in ogni momento a correre e ad aprire la sua porta di casa ai piccoli pelosi in difficoltà e che fa dei dolci al cioccolato e cocco da paura!

Un grazie a Cristiano, la parte critica e lucida di questo gruppo, che offre sempre lo spunto giusto quando ne abbiamo bisogno. Mi dispiace solo per il fatto che non si avvererà uno dei suoi desideri per il 2019: preparati ad avere una casa sempre più ricca di animali.

Un grazie a Maura, che forse è l’aspetto più tumultuoso di questo gruppo, a volte probabilmente anche troppo, ma serve in ogni caso chi scandisce il tempo, nei momenti in cui si rallenta un pò.

Un grazie ad Elisa, che con la sua pacatezza e il suo sorriso, anche quando non sempre la vita ti offre strade in discesa, riesce, comunque, ad esserci e a dare uno sprone in più.

Un grazie ad Alessandra, a Paola, a Laura, a Lara e a Camilla, che stanno facendo tantissimo ogni giorno stallando conigli, creando oggetti, coinvolgendo persone che possano dare una mano e cercando così di rendere questo gruppo ancor più speciale. Un grazie soprattutto ad Alessandra per la birra di sabato sera, come avremmo fatto senza di te?

Un grazie a tutte le guardie zoofile, che ci mettono tempo, professionalità e passione per far sì che tutto vada nel miglior modo possibile; anche per loro quest’anno non è stato davvero facile, ma alla fine, grazie alla costanza e alla capacità di credere nei sogni e nella giustizia, hanno trovato la soluzione che speravamo.

Un grazie a tutti gli altri volontari dell’associazione, che aiutano come possono tra condivisioni, blog, visite pre e post affido, recuperi e molto, molto altro ancora…

Un grazie a chi ci sostiene, come Franco ed altri amici dell’associazione, che credono in noi e ci aiutano a rendere concreti i sogni.

 Di sicuro non salveremo il mondo, né, purtroppo, potremo salvare tutti i conigli che sono in difficoltà (in questo periodo le richieste di recuperi e di cessioni sono decine e non sappiamo più dove trovare angoli di case vuote per poterli ospitare). Tuttavia noi ci siamo e, per quel che riusciamo, ci mettiamo la faccia e cerchiamo di rendere questo mondo un pò migliore.

In fondo ricordiamoci che sono le gocce a costituire l’oceano e che anche solo una di queste riesce a fare la differenza…

Buone feste a tutti e che siano giorni di pace e di serenità, ma soprattutto giorni cruelty free da trascorrere insieme ai vostri amici a 4 zampe…il volto più tenero ed autentico di questa nostra esistenza.